Orgoglio Piacenza
Docente ed esperto di enogastronomia
Da oltre trent’anni insegnante, è stato precedentemente giornalista pubblicista e ha fatto il consulente editoriale per vent'anni per case editrici specializzate in libri di testo scolastici. Per dieci anni è stato consigliere di amministrazione dei musei civici di Piacenza. Per tantissimi anni ha organizzato mostre d’arte al fianco del gallerista piacentino Antonio Braga. Nelle sue pubblicazioni troviamo “I vini e i produttori dei Colli Piacentini”, scritto mentre contestualmente organizzava le prime edizioni di “Convivio”, un progetto che, precorrendo i tempi, si occupava di divulgare la consapevolezza del lavoro di contadini, allevatori, trasformatori, piccoli produttori di prodotti enogastronomici. Ha scritto “Piacenza il territorio e la cucina contemporanea”, una raccolta di ricette tradizionali piacentine rivisitate dai grande chef francese Georges Cogny e dallo chef Ettore Ferri del ristorante La Colonna. Nel 2010, con Franco Ilari, ha pubblicato “Il romanzo dell’Osteria” il racconto dell’Antica Osteria del Teatro di Piacenza, locale storico di innovazione culinaria, cura estrema dei particolari e opere di importanti artisti, nelle cui cucine sono passati anche personaggi come Massimo Bottura, Isa Mazzocchi e Filippo Chiappini Dattilo.
Il territorio piacentino ha davvero molte cose da raccontare, innanzitutto perché ha una storia ricchissima, a cominciare dall'antica città romana, che era davvero molto importante, fino a tutto il Medioevo. L’importanza commerciale della nostra città nella storia, che passa da famiglie proprietarie di fondachi nelle principali città del Mediterraneo alla Fiera dei Cambi, dove per qualche secolo si scambiavano tutte le lettere di cambio dell'occidente, ha portato ricchezze architettoniche e opere d’arte che ornano il centro e la provincia intera.
Decisamente la cucina e il vino, anche se più che passioni le definirei interessi solleticati dalla mia attenzione e dalla fortuna di aver incrociato ottimi maestri. Allo stesso modo sono stato attratto dal mondo dell’arte e quello della letteratura.
Amo i luoghi poco frequentati, per cui il mio suggerimento è Monteventano, vicino a Piozzano. In questa piccola frazione, da cui si vede svettare la Pietra Parcellara, fa bella mostra di se il magnifico castello di Monteventano, imponente complesso fortificato posto su di una rupe scoscesa nel cuore della val Luretta, in un punto dove la valle si restringe, per controllare, col il castello di Vei poco più a valle sull’altro lato, il passaggio nel fondovalle. Dell’antica struttura oggi rimangono resti delle mura di cinta, un ingresso ad arco che porta le tracce degli incassi, ma soprattutto l’imponente torrione rotondo alto una trentina di metri che presidia l’ingresso. La storia del castello è legata a doppio fila a Federico Barbarossa, in parte perché nel 1164 fu distrutto per sua mano, in parte perché la leggenda narra che vi nascose un tesoro mentre combatteva contro i comuni. Un luogo speciale, dove mi piacerebbe portare a passaggiere le persone per me speciali. Uno alla volta, però.
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