Orgoglio Piacenza
Fondatore e direttore artistico di Manicomics Teatro
Rolando Tarquini è clown, drammaturgo, regista e attore teatrale italiano. E’ nato a Bolzano il 18 novembre 1961, secondogenito, dopo Cristina, di Ubaldo e Delfina. Si è diplomato al Liceo Respighi di Piacenza ed è particolarmente appassionato di nuovi media' e pedagogia teatrale. Dopo essersi formato al metodo Lecoq alla Scuola di Teatro del Mimodramma Teatro Arsenale di Milano ha approfondito la formazione teatrale seguendo alcuni maestri e drammaturghi contemporanei. Prima di dedicarsi professionalmente al teatro ha lavorato per oltre 10 anni, come consulente software, per alcune aziende milanesi ben conosciute nel panorama nazionale e internazionale. Ha mosso i primi passi nell’ambito del teatro con la compagnia locale Messinscena e, nel 1985, con alcuni amici, animati dalla stessa passione per il teatro, ha fondato la compagnia Manicomics Teatro di cui è tuttora socio e direttore artistico e con cui conduce attività di spettacoli, organizzazione e workshop. Come autore e attore ha prodotto oltre 30 spettacoli teatrali che hanno preso parte a festival italiani ed esteri oltre a percorsi di formazione ed eventi di spettacolo tra cui il festival internazionale Lultimaprovincia in Piacenza e provincia nato nel 1990 e tuttora attivo con oltre 30 anni di vita. Nel 2003 è uno dei vincitori del ''Premio Fersen'' per la promozione e la disseminazione della drammaturgia italiana contemporanea con la scrittura del monologo "D'IO" pubblicato da Editoria & Spettacolo nel volume “Il Premio Fersen 2003 – Prima Edizione”. Dal 1997 al 2013 ha collaborato stabilmente con la Rassegna Nazionale di Teatro della Scuola di Serra San Quirico (AN) e con la Associazione Teatro Giovani come direttore artistico. Nel 2010 si è sposato con Allegra, marchigiana, anch’essa attrice e artista e madre di Clizia e Leonardo. Nel 2000 inizia a collaborare anche con la compagnia Finzi Pasca di Lugano, collaborazione che lo porta a “girare”, tra il 2009 e il 2019, i grandi teatri italiani ed esteri, dal B.A.M. di Brooklyn sino al Bolshoy Drama Theater di San Pietroburgo passando per il Piccolo Teatro di Milano e il Mossovet Teatro di Mosca e calcando le scene di grandi festival come quello di Hong Kong e di Bogotà. Nel 2018 nasce la “casa del teatro” di Manicomics, in via Scalabrini 19, proprio di fianco a piazza Duomo, spazio teatrale e sede della compagnia, denominato Open Space 360°. Oggi è direttore artistico di Manicomics con l’amico e collega Mauro e, insieme agli altri fondatori della cooperativa, ha portato la compagnia ad essere una azienda di produzione e distribuzione di spettacoli appoggiata dal Ministero della Cultura e dalla Regione Emilia Romagna, con un forte legame progettuale con il territorio locale.
Dalla città che mi dato le origini mi sono spostato a Piacenza quando avevo solo tre anni. Mi considero quindi un piacentino a tutti gli effetti, dialetto incluso. Le scuole, la formazione, le amicizie, la famiglia e tutto l’immaginario che ne deriva sono legati a questa terra: dalle prime serate “giovani” attraverso le valli piacentine sino al pendolarismo verso la metropoli milanese nella maturità. La nascita della cooperativa Manicomics e la sua sede piacentina è stato senza dubbio un legame forte e intenso che, attraverso le progettualità locali con scuole, centri giovanili, organizzazioni, associazioni mi ha fatto capire le qualità di questa città che sembrano nascondersi nella nebbia ma che emergono forti e decise appena la attraversi. La attività di spettacolo invece ci porta comunque ad essere un poco nomadi ma Piacenza è davvero la culla perfetta a cui torno sempre con molto piacere. L’essere locale e internazionale è un binomio che mi soddisfa.
La pedagogia teatrale: l’insegnare teatro, a volte, mi soddisfa più che il praticarlo, più di stare sul palco come attore. Mi affascina vedere gli occhi vispi e stupiti di chi scopre “il segreto dell’attore”. Il mondo digitale: dall’hardware al software, dagli isomorfismi ai modelli di descrizione della realtà, dai linguaggi di programmazione “all’estetica del software”. Trasformare ciò che è pensiero in azione digitale mi ha sempre affascinato. E infine una passione che non pratico più ma che è stata così tanto importante: il camminare all’aria aperta, in montagna, sui sentieri. Ma la riprenderò.
Il fiume Po e le sue rive: con i suoi alberi, con la sua possenza e lunghezza, con i suoi meandri tra Castel San Giovanni e Castelvetro ma soprattutto con le sue rive affascinanti e piene di natura padana appena a due passi dal centro. Partendo dal monumento ai Pontieri e scendendo l’argine verso est sino a Mortizza e percorrendo tutta via della Finarda oppure scendendo su via Nino Bixio e via del Pontiere e percorrendo tutto l’argine verso ovest sino a raggiungere la Strada dell’Aguzzafame sino alla Chiesa della Beata Vergine del Suffragio. In questi tratti incontriamo canneti, salici, boschetti, uccelli stagionali. Un universo a due passi da casa; l’acqua a due passi da casa. Così importante per noi padani che non abbiamo il mare. Il re dei fiumi italiani, all’alba rosseggiante, è uno spettacolo imperdibile. Ed il consiglio è proprio quello di permettersi, vincendo le pigrizie mattutine, una camminata o una “biciclettata” durante le primissime ore della giornata in questo itinerario vicinissimo.
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