Orgoglio Piacenza

Paola
Nicolin

Direttore Artistico di
XNL Piacenza Arte

Chi sono

Storica dell’arte contemporanea, Affianca l’attività di ricerca alla pratica editoriale e curatoriale.
Questo significa che accanto alla docenza che arriva dopo un percorso di Dottorato di Ricerca tra l’Italia e gli Stati Uniti ha lavorato e tutt’ora lavora per istituzioni e riviste specializzate. Abitare e Domus sono state maestre importantissime per me e i loro direttori (Italo Lupi, Stefano Boeri, Michele De Lucchi) hanno formato il mio modo di pensare e di progettare.
Insegna storia dell’arte moderna e contemporanea all’Università Bocconi di Milano del 2008 e attualmente è Direttore artistico di XNL Piacenza, occupandosi del programma di arte visiva.
Fa parte comitato del progetto Panorama delle Quadriennale di Roma ed è direttore artistico di Aptitudeforthearts, una iniziativa di arte e agricoltura ideata per le terre del Vercellese e dedicata alla relazione tra creatività femminile e valorizzazione del patrimonio.
Questa progettualità complessa, fatta di competenza, relazioni e organizzazione dei saperi diversi, l’ha imparata sul campo attraverso la conoscenza diretta con le istituzioni e le amministrazioni. È stata responsabile dei programmi di Arte Moderna e Contemporanea per il Comune di Milano – Assessorato alla Cultura, Moda, Design e Spettacolo curando mostre personali di artisti quali Alberto Garutti, Adrian Paci, Susan Philipsz, Markus Schinwald e sviluppato i rispettivi programmi pubblici. Con il centro nomade di arte e educazione the classroom, che ha fondato con Giovanna Silva e Giulia Mainetti, ha costruito progetti speciali come la riattivazione del Piper per Artissima con Seb Patane, e prodotto opere di larga scale con aule d’artista disegnate da Masbedo, Linda Fregni Nagler, Diego Perrone, Piero Golia, Hilario Isola, Adelita Husni-Bey, Ra di Martino dedicate ai temi del restauro, della memoria orale, del genere e della storia della immagine.
Le piace scrivere. Per ora ha pubblicato solo testi di “settore”, come Materia verso Immagine (Postmediabooks, 2018), Susan Phillipsz. Follow me, (Humboldt, 2015), She. La figura femminile nel lavoro di Adrian Paci (Johan & Levi, 2014), Alberto Garutti. Didascalia/Caption (Mousse-König, 2012), Addio anni 70. Arte a Milano 1969-1980, (Mousse, 2012), Being Cattelan (Abitare-RSC, 2011), Palais de Tokyo (Postmediabooks, 2006). O per l’amata Quodlibet Diario Psichico (2017) e Castelli di carte. La XIV Triennale di Milano, 1968 (2011).
Dice sempre che le piacerebbe scrivere una favola.

Perché Piacenza

Non appartengo a questo territorio.
E prima di essere chiamata a dirigere XNL non avevo nessun legame di sangue o di amicizia con questa provincia. Non possedevo né tutt’oggi posseggo una casa o una stanza qui o nelle valli. Sarebbe davvero scorretto partecipare a questo progetto che si chiama “Orgoglio Piacenza” quando non ho motivo di rivendicare nessuna reale appartenenza. Credo tuttavia che il senso stesso della parola “appartenenza” sia un elemento interessante che posso offrire come domanda più che come risposta: Chi appartiene a questo territorio? Chi vi è nato? Chi ci vive da decenni? Chi ci lavora? Esiste un tempo “minimo” per potersi dichiarare “di Piacenza”? Chi o che cosa lo stabilisce? E che confini ha questo spazio di appartenenza?
Questa mia estraneità al territorio credo sia una garanzia di lucidità: è molto diversa la percezione che un locale ha del suo territorio rispetto a uno straniero che vi abita per motivi di lavoro come me. Credo che questa mia condizione sia comune a molti migranti, di prima o seconda generazione, pendolari al contrario magari: persone che vedo spesso in città e che mi piacerebbe vedere più spesso a XNL o altri che conosco come attori del panorama dell’arte e che non abitano più qui. Senza dubbio per me “Perché Piacenza”, dopo un anno e mezzo di lavoro qui, è la rete di volti che ho incontrato. Amicizie, solidarietà, intelligenze diverse, generosità e laboriosità, voglia di mettersi al servizio di progetto culturale che nasce e cresce, senza se e senza ma. Questo è il volto di Piacenza, per me nuovo, che si è stretta attorno a me nella condivisione di un progetto culturale che è nato qui e ora e sta crescendo. Crescendo si cambia e credo cambierà anche la mia risposta al “perché Piacenza”.

Passioni

Amo il mio lavoro, dunque questa è una passione che come tutte le passioni, migliora la vita. Questo lavoro appassionato una volta iniziato sul serio mi ha lasciato meno tempo per lo sci e la corsa che ancora amo molto. Non so se è una passione ma certamente è una necessità vitale: amo il mare e non riuscirei a stare senza la vista e il contatto con l’acqua salata. Attorno al mare ci sono state e ci sono altre passioni, che vanno e vengono, in relazione alla vita avara di tempo come la vela per esempio. In questo momento seguo e nei limiti del possibile sostengo le passioni dei miei figli – e devo dire che è un altro modo di avere passioni dal quale sto imparando moltissimo

Cosa vorrei raccontare di Piacenza

Vorrei raccontare di luoghi nascosti che esattamente un anno fa ho avuto modo di visitare grazie a dei sopralluoghi. Insieme ad alcuni rappresentanti di XNL Piacenza eravamo alla ricerca di uno spazio abbandonato della città che potesse accogliere il progetto XNL Aperto – che si è poi svolto nella sua prima edizione come evento diffuso sul territorio grazie alla collaborazione con spazi pubblici e privati.
In questa occasione ho avuto modo di entrare nella Caserma De Sonnaz, un immobile carico di quella “maraviglia” che spesso provo quando varco le soglie dei portoni dei palazzi di Piacenza.
Di natura medievale,nel 1376 avrebbe ospitato, secondo una tradizione, S. Caterina da Siena.
All’estinzione degli Scotti di Sarmato nel 1818, l’edificio passa alla contessa Maria Scotti Torello D’Aragona. Nel XIX sec. viene acquistato da un industriale da cui fu poi ceduto allo Stato che ne fece sede del distretto militare nel 1888; a quest’epoca risalgono alcune delle maggiori modifiche apportate agli spazi interni e alla struttura esterna.
Il grande palazzo, con forma ad U, presenta un elegante porticato interno su tre lati scandito da colonne binate in granito; le campate sono inframmezzate da stemmi nobiliari in pietra.
La facciata è in cotto, sobria ed austera. Al primo piano sono conservati ancora alcuni ambienti con gli antichi soffitti voltati; alcune di queste sale presentano decorazioni pittoriche di pregio riconducibili alle epoche a cavallo tra XIX e XX secolo. La grande area verde circostante è ciò che rimane dell’antico giardino del palazzo.
La caserma risulta completamente inutilizzata e si sviluppa su tre piani fuori terra ed un piano entro terra.
Ecco mi piacerebbe poterlo far visitare a persone che non conoscono Piacenza perché provino la mia stessa meraviglia e magari insieme ci potrebbe venire una idea per raccontare con l’arte “un’altra Piacenza”.

Riferimenti

www.xnlpiacenza.it