Orgoglio Piacenza
Direttore del Laboratorio MUSP Professore ordinario del Politecnico di Milano
Nasce a Bari, dove completa gli studi fino al conseguimento della laurea in Ingegneria Meccanica. A metà degli anni ’80, insieme ad alcuni amici, costituisce una start-up (allora la definizione era “impresa giovanile”) specializzata nella misurazione dell’efficienza energetica negli impianti industriali. In seguito, si trasferisce a Roma per lavorare presso la Divisione Informatica dell’IMI (Istituto Mobiliare Italiano) e, successivamente, viene assunto come project manager in Mandelli Sistemi arrivando così a Piacenza. Da questa esperienza aziendale, che ha fortemente indirizzato le sue scelte successive, passa nel ’90 al Politecnico, dove percorre la carriera universitaria fino all’attuale ruolo di professore ordinario presso il Dipartimento di Meccanica dell’Ateneo milanese. L’attenzione verso i progetti di ricerca industriale, iniziata nel periodo della start-up e proseguita in Mandelli con la partecipazione ad un progetto Eureka della Comunità Europea, si rafforza nell’attività di docente di Tecnologie e sistemi di lavorazione meccanica, con la partecipazione a numerosi bandi UE/MiSE/MiUR/CNR. Tra questi, dal 2014 al ’18 è stato coordinatore nazionale del progetto CFI - High Performance Manufacturing (16 partners accademici/industriali) finanziato dal MiUR nell’ambito del bando CTN (Cluster Tecnologici Nazionali). Nel 2005, in collaborazione con le principali istituzioni locali e con un gruppo di aziende produttrici di beni strumentali per l’industria, fa nascere – con un finanziamento di Regione Emilia-Romagna ed un significativo contributo della Fondazione di Piacenza - il Laboratorio MUSP (Macchine Utensili e Sistemi di Produzione) e l’omonimo Consorzio cui aderiscono il Dipartimento di Meccanica del Politecnico e quello di Scienze economiche e sociali dell’Università Cattolica. Dalla nascita ad oggi, il MUSP ha partecipato ad oltre 100 progetti di ricerca collaborativa con le imprese, dalle PMI alle GI, ed ha preso parte con successo a bandi regionali, nazionali ed europei. Presso il MUSP hanno fin qui lavorato oltre 60 ricercatori (in prevalenza ingegneri) che, dopo l’esperienza in laboratorio, contribuiscono oggi alla competitività di alcune tra le più importanti aziende del territorio.
Ho trascorso a Piacenza più di metà della mia vita. Qui risiedo da oltre trent’anni con la mia famiglia, qui sono cresciuti i miei figli. Un territorio dove, sin dai primi giorni, ho percepito esempi dell’estremo retaggio di un mondo antico e di una cultura contadina dove lo spreco non era ammesso ed il valore della collettività si avvertiva come molto presente. Crocevia delle principali direttrici del nord Italia, strategica dal punto di vista della logistica e dei trasporti, non è un caso che qui, già a metà dell’800, sia stato realizzato un importante Arsenale Militare, in seguito divenuto Polo di Mantenimento Pesante Nord, dove era possibile ripristinare, grazie alle tecnologie ed ai macchinari disponibili, o anche costruire interamente, quanto necessario alle attività dell’Esercito. La “svolta” del territorio verso la manifattura di precisione nasce proprio da questo insediamento e dalle maestranze che, lasciati i campi, ivi impararono a leggere disegni tecnici ed a trasformarli in pezzi meccanici realizzati lavorando i metalli (dalla fonderia alla forgiatura, all’asportazione di truciolo ed ai trattamenti termici), per poi portare fuori dell’ambito militare le competenze maturate ed avviare officine meccaniche e piccole aziende, alcune delle quali destinate a crescere. È questa la storia della Mandelli, l’azienda che mi indusse a lasciare Roma per venire a lavorare in ufficio tecnico a Piacenza – per partecipare ad un progetto europeo sull’automazione dell’assemblaggio delle macchine utensili - rinunciando così al clima mite ed al fascino della Capitale. In quel periodo - fine degli anni ’80 - l’azienda viveva gli anni della sua massima espansione tecnologica e commerciale avendo raggiunto un riconosciuto primato internazionale nella produzione di centri di lavoro a controllo numerico (“Piacenza è il centro del distretto della meccatronica” come scrive, nel 1990, M.E. Porter nel suo saggio sulle specializzazioni industriali del nostro Paese). Quell’azienda fu una scuola per molte delle persone che ebbero l’opportunità di lavorarci, ma anche il punto di partenza da cui nacquero numerose iniziative imprenditoriali, alcune molto importanti ed ancora attive, nonostante le crisi che, per diverse motivazioni, ciclicamente colpiscono il mercato globale dei beni strumentali per l’industria, ed altrettante aziende di subfornitura, studi di consulenza tecnica/commerciale ed attività di servizio.E questa posizione strategica rimane ancora oggi rilevante, se pensiamo che un colosso come Siemens ha realizzato qui, oltre dieci anni addietro, un centro tecnologico da tutti considerato “la casa dell’Industria 4.0”.
Sin dai tempi del liceo mi sento “inseguito” da una frase di una mia insegnante che ripeteva spesso. “chi non conosce il passato è destinato a ripeterne gli errori”. La Storia mi ha sempre appassionato, specie quella del ‘900, ma in particolare quella dell’industrializzazione e delle ricadute economiche e sociali che ne sono derivate. Poco dopo essere arrivato a Piacenza, ho scoperto con un entusiasmo che qui ha aveva avuto origine una delle prime industrie automobilistiche del Paese – la Orio & Marchand - e che questo territorio, 150 anni addietro, dette i natali a Giuseppe Merosi, progettista dell’Alfa Romeo delle origini. A seguire, mi ci è voluto poco per scoprire che di qui erano originari i fondatori della Mondial, prima casa italiana a vincere nel Motomondiale (che allora non si chiamava così), e pure i fratelli Maserati che, con la loro inventiva e l’esperienza nella meccanica di precisione, diedero vita alla nota casa automobilistica. Forse per questo non considero un caso che la prima vettura con marchio Ferrari che prese parte ad una competizione sportiva lo abbia fatto proprio a Piacenza, 75 anni fa, su un circuito cittadino, che comprendeva il Faxall e lo Stradone Farnese, dove si corse solo per un anno, il 1947. A commemorare questo debutto, lo stesso rosso amaranto di quell’auto è il colore delle vetture da Formula 1 del Cavallino rampante della stagione 2022. E’ stato qui a Piacenza che, anche grazie alla pazienza di mia moglie, ho potuto dare seguito alla mia innata passione per tutto ciò che ha ruote e motore. Faccio parte del più noto club piacentino di appassionati di auto e moto d’epoca e, in collaborazione con gli amici del CPAE, organizzo da vent’anni, preso la Sede di Piacenza del Politecnico, una manifestazione (Cultura e Motori) che, oltre all’esposizione di veicoli storici propone alla città testimonianze, di carattere tecnico e sportivo, a cura di protagonisti di quella storia (progettisti, piloti e tecnici).
A chi arriva a Piacenza per turismo, o anche solo di passaggio, vorrei suggerire di non perdere l’occasione per visitare il Palazzo Farnese, con i musei in esso ospitati, nonché le Rocche ed i Castelli medioevali di cui le colline piacentine sono ricche: da Vigoleno a Castell’Arquato, da Rivalta a Gropparello, dal Castello Malaspina dal Verme a Bobbio a quello di San Pietro in Cerro. A chi volesse limitarsi ad una visita della città vorrei raccontare la storia del Duomo e degli splendidi affreschi, opera del Guercino, della cupola ottagonale, recentemente oggetto della mostra “Piacenza dall’alto”, che spero possa essere presto replicata. Infine, a chi si lascia affascinare dal genere “noir”, ma a lieto fine, vorrei raccontare la storia di un quadro esposto, tra le tante opere d’arte presenti, presso la Galleria Ricci Oddi. Dopo un misterioso trafugamento ed un fortuito ritrovamento, più di vent’anni dopo, in un vano lungo il muro esterno della Galleria, il “Ritratto di signora” di Gustav Klimt è stato al centro di una mostra d’arte di grande successo incentrata sulla vita e le opere del noto pittore, capofila Secessione Viennese. Da non perdere!
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